La riforma previdenziale Fornero 2011 non è solo una legge ingiusta ed iniqua ma anche assassina a quanto pare, in quanto non si è fatto scrupolo nell’innalzare l’età pensionabile senza le eccezioni di lavori usuranti o pericolosi in una età non più giovane, non si è fatta nessuna eccezione per un semplice motivo: si è messo davanti all’essere umano la ragione di Stato, la disponibilità di denaro derivante da questa riforma che ha cercato di stabilizzare i conti statali a discapito dei lavoratori e pensionati senza minimamente prevedere quali danni e disastri potesse causare tipo le morti bianche sul lavoro in netto aumento del 16% rispetto al 2015, questi i dati agghiaccianti: primi mesi 2016 sono 37 le vittime sul lavoro di cui il 32% erano over 55!
La piattaforma sindacale unita Cgil Cisl ed Uil in un intervento hanno aspramente affermato e sottolineato, attraverso le voci dei loro leader, i danni collaterali della riforma previdenziale Fornero 2011, precisando inoltre di prestare la massima attenzione per quanto riguarda la penalizzazione, pur favorendo la flessibilità in uscita, che non può e non deve essere uguale per tutti, richiedendo a gran voce una risposta da un Governo che per il momento non ha nessuna intenzione di confrontarsi con le parti sociali al tavolo permanente istituito dal Ministero del Lavoro.
Annamaria Furlan, segretaria generale della Uil, ha così dichiarato: ‘E’ importantissimo che si affronti il tema delle pensioni, in particolare che si parli di flessibilità in uscita’ per poi proseguire: ‘E’ positivo che il Governo abbia capito che la riforma Fornero vada cambiata. Non era scontato che si andasse oltre gli annunci cui questo Governo ci ha abituati. Altrettanto positivo e’ che sia stato annunciato dal Presidente Renzi che ci sara’ un confronto sul tema delle pensioni con le parti sociali, visto che gli azionisti dell’Inps sono proprio le imprese ed i lavoratori. Aspettiamo la convocazione del Governo. Noi siamo pronti a questo confronto tanto che come Cgil Cisl Uil abbiamo presentato una nostra piattaforma sui temi previdenziali in cui immaginiamo una riforma che abbia un respiro piu’ ampio ed una sua strutturalità, allargando la fascia della flessibilità’ in uscita non limitata ai lavoratori nati nei primi anni cinquanta. La nostra proposta e’ che quando un lavoratore ha raggiunto i 62 anni o 41 anni di contributi possa andare in pensione.’
‘E’ chiaro che stiamo parlando di ipotesi che abbiamo appreso dai giornali, ma bisogna stare molto attenti a parlare di penalizzazioni con l’attuale livello dei salari e con le pensioni medie degli italiani che non arrivano a mille euro. Sotto una certa cifra la penalità non e’ sostenibile. Il quanto ed il come fa la differenza’.
‘Va chiarito poi quale sara’ il ruolo delle imprese in questo processo e soprattutto che cosa ci metteranno le banche che guadagnando una quota di interessi dovrebbero essere chiamate secondo noi a dare un contributo, un chip di solidarietà. Sarebbe anche un modo per le banche per ristabilire un rapporto di fiducia con i cittadini. Noi siamo consapevoli delle difficoltà economiche del paese ma altrettanto consapevoli che la gente non ce la fa più’
Per questo e’ il momento che il governo ci convochi, presenti una sua proposta puntuale e si confronti con le parti sociali perché in questo paese non se ne può più dell’ allungamento spropositato dell’ età pensionabile, a prescindere dal lavoro che si fa. In dieci giorni sono morti 3 lavoratori edili con una età non più giovanissima. E’ evidente che c’e’ un nesso perché per certi lavori proseguire troppo a lungo non è possibile’